ORSARA DI PUGLIA (Fg) – Un hub culturale, fulcro di iniziative e progetti capaci di interconnettere e sprigionare energie e volontà di sviluppo di quattro paesi (Orsara di Puglia, Troia, Bovino e Castelluccio dei Sauri) e della vallata che si estende ai loro piedi: è questa, in estrema sintesi, l’idea progettuale scaturita dal concorso di idee sul futuro del palazzo di Torre Guevara, sontuosa tenuta di caccia costruita nel 1680 che ospitò re Carlo III di Borbone. Lo storico edificio, che sorge nel territorio orsarese, fu acquisito dal Comune di Orsara di Puglia nel 1985. Ed è proprio l’amministrazione comunale del ‘paese dell’Orsa’ ad aver attivato il concorso di idee per poter dare un nuovo destino e una nuova funzione a una costruzione monumentale con i suoi 3mila metri quadrati di interni, gli antichi portali, il portentoso prospetto che domina la vallata tra i campi di grano e le strade che conducono a Orsara di Puglia, Troia, Bovino e Castelluccio dei Sauri. Dal concorso di idee, è emerso il progetto elaborato dal gruppo di architetti, ingegneri e consulenti rappresentato da Nicola Tramonte, Mario Pisani, Tiziana Di Sipio, Stefania Paradiso, Maurizio Angelillis, Massimiliano Ciccotti, Giuseppe Zullo, Enzo Ceglie e Antonio Rotondi.
GLI SPAZI INTERNI. Negli anni, dal primo lotto di interventi che risale al 2006 al quarto lotto iniziato nel 2020 e già completato, il palazzo di Torre Guevara – che i secoli e le intemperie avevano ridotto ormai a un rudere – non solo è stato interamente recuperato e messo in sicurezza dal punto di vista statico ma è stato oggetto di interventi che hanno totalmente ristrutturato i due terzi dei suoi ambienti interni. Sono stati completamente restaurati gran parte del piano terra, la scalinata che collega fino al secondo piano e tutto il primo piano. Il primo piano, quello nobile, il più importante dell’edificio, è completo di tutto (pavimentazione, impianti, porte, infissi). Complessivamente, per tutti i lavori eseguiti nell’arco di 16 anni, le diverse giunte susseguitesi alla guida del Comune di Orsara di Puglia hanno complessivamente ottenuto e utilizzato fondi per il recupero dell’antico edificio pari a circa 3 milioni e 400mila euro. Le stanze e gli ampi saloni si sviluppano su una superficie complessiva di 3mila metri quadrati.
RICERCA, LABORATORIO, INNOVAZIONE. Nell’idea progettuale vincitrice del concorso, si propone di utilizzare gli spazi interni dell’edificio in modo che essi rispondano a più funzioni complementari, per trasformare il Palazzo di Torre Guevara in un hub innovativo per lo studio, la promozione e la formazione che abbiano come oggetto le produzioni agroalimentari, le eccellenze imprenditoriali, la cultura materiale e il patrimonio immateriale di un vasto territorio e di più comuni. Il settore agroalimentare, la connessione tra agricoltura e industria alimentare, il filo rosso della conoscenza e dell’innovazione rappresentato dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Foggia rappresentano, insieme, la direttrice che unisce storia e futuro.
LA PIAZZA-TEATRO, IL RAGGIO CHE UNISCE. All’esterno, invece, il gruppo di professionisti che ha ideato il progetto propone la realizzazione di una piazza-teatro all’aperto, con il palco e le quinte ispirati ai grandi covoni di grano del passato e realizzati con materiali ecocompatibili che ricordino il movimento delle spighe. La piazza-teatro ospiterà eventi, rassegne, conferenze, sarà il punto di riferimento per iniziative che coinvolgano più comuni, diventerà uno spazio di ritrovo polivalente, utilizzabile dalle famiglie, dai gruppi di visitatori, dalle comitive dei ciclisti che vogliano fermarsi per fare una sosta. Il perimetro dell’edificio, infatti, sarà abbracciato da piste ciclabili e, attraverso una serie di totem digitali, chi arriverà a Torre Guevara potrà informarsi sui luoghi d’interesse storici, naturalistici e culturali di tutto il territorio. Di sera, la proiezione nel cielo di un fascio di luce indicherà di volta in volta la direzione verso un monumento: ad esempio l’Abbazia Sancti Angeli di Orsara, la Cattedrale di Troia, il Castello di Bovino.
WORK IN PROGRESS. “Queste proposte”, spiega Mario Simonelli, sindaco di Orsara di Puglia, “saranno utili a sviluppare i prossimi progetti dai quali intendiamo attingere nuovi fondi per ultimare definitivamente il pieno e totale recupero del Palazzo di Torre Guevara e dell’area circostante l’antico edificio. L’impresa che, dal 1985, sta impegnando tutte le amministrazioni comunali di Orsara che si sono susseguite è quella di costruire un nuovo futuro dalle ‘radici’ monumentali, storiche e architettoniche di un edificio che ha oltre tre secoli di storia”.
LA SCHEDA
Il palazzo di Torre Guevara si trova nella piana compresa tra i due affluenti Sannoro e Lavella, a nord del torrente Cervaro, nel territorio di Orsara di Puglia. La costruzione rientrava nell’elenco delle dimore reali della corte aragonese. Il palazzo è eretto sul versante nord della conca attraversata dal torrente Cervaro. La zona, oltre a fornire relax ai vari feudatari e regnanti di passaggio, veniva utilizzata per il ripopolamento faunistico
LA CASA DEL DUCA.
Torre Guevara è una struttura che ha quasi 350 anni di storia. Il palazzo fu eretto nel 1680. I Guevara, signori di Bovino, acquisirono il Territorio di Orsara di Puglia e decisero di regalarsi un edificio degno della loro dinastia. Fu Giovanni, quinto duca di Bovino, a far costruire Torre Guevara per i soggiorni di caccia nel territorio. Fece erigere l’imponente edificio nel cuore stesso di un’area geografica delimitata a nord dall’antica città di Troja, a sud ovest da Orsara, a sud da Bovino e ad est da Castelluccio dei Sauri. Una zona che, a quei tempo, era ricca di cacciagione, e oggi continua a essere immersa nel verde e nella poesia di un paesaggio dolce come le linee delle colline daune. Il Palazzo di Torre Guevara fu utilizzato come sontuosa tenuta di caccia. Ospitò re e regine. Nelle sue stanze trovarono ristoro Carlo III di Borbone e la regina Amalia di Valbussa. Il palazzo ha un impianto rettangolare, con tre piani coronati da un imponente cornicione. È caratterizzato da una spessa muratura in pietra, con volte a botte. L’edificio, con provvedimento attuato nel 1986, è stato sottoposto a tutela della Sovrintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Puglia.
LA DINASTIA SPAGNOLA CHE AMO’ LA CAPITANATA.Provenivano dalla magica terra di Spagna i Guevara, dove vantavano già secoli di nobiltà. Furono affascinati dall’Italia, terra di scintillanti promesse e di epiche conquiste. I Guevara giunsero nel Bel Paese al seguito di Alfonso I D’Aragona, Re di Sicilia dapprima, sovrano di Napoli dal giugno del 1442. Fu un atto di fede al proprio Re, poiché i Guevara volevano stare al fianco del loro sovrano nella difficile guerra contro i francesi. Iñigo, Ferrante ed Alfonso Guevara, figli di donna Costanza di Tovar e don Pedro, secondo conte di Oñate, per le imprese militari compiute al servizio di Alfonso I D’Aragona, determinanti per la conquista del Regno di Napoli, ottennero onori, terre e titoli in Italia. La storia dei Guevara, però, si intreccia con quella della Capitanata solo nel 1577, più di un secolo dopo il loro approdo sulle italiche sponde. Giovanni, uno dei rampolli della dinastia, acquistò per trentottomila ducati la città di Bovino. Re Filippo II nominò Giovanni Primo Duca di Bovino. Ad un altro Giovanni, discendente del primo Duca di Bovino, si deve la realizzazione di Torre Guevara. Fu il quinto Duca di Bovino, nato nel 1638, a far costruire l’imponente edificio. Fu sempre lui a fondare nel castello di Bovino una ricchissima biblioteca che l’abate Pacichelli stimava come la più ricca del Regno. I possedimenti ed il dominio dei Guevara andarono crescendo nel tempo. Gli interessi della dinastia si estesero. Gli spagnoli divennero signori di Castelluccio, Orsara di Puglia, Panni e, contemporaneamente, continuarono a prosperare in terra iberica. L’ultimo discendente della dinastia a conservare la proprietà di palazzo Guevara fu Giovanni De Risis. Questi, il 19 ottobre 1920, vendette la tenuta di Torre Guevara ad una cooperativa. Si chiudeva per sempre la lunga storia di una famiglia d’altri tempi che ha legato il suo nome alle vicende della Capitanata.