VICO DEL GARGANO (Fg) – Il sindaco di Vico del Gargano scrive al Prefetto: “Situazione peggiorata nel periodo più difficile”, ed infatti mi sono state raccontate due nottate al Pronto Soccorso vissute sul filo miracoloso della vita e della morte. Si aspetta ora la risposta dalla prefettura. Segue una “lettera aperta al sindaco” di Nino Gervasio sul tema ed il puntuale codazzo di polemiche di chi sente intoccabile.
La Sanità come “problema” è fatto complesso e vasto, va oltre le miserie paesane e andrebbe affrontato con maggiore senso politico, cioè da servizio pubblico. Da un po’ di tempo assistiamo, nel silenzio e nella tolleranza di tutti, allo smantellamento sistematico; un mattone alla volta, quelle tutele, buone pratiche, servizi e garanzie che, per anni e decenni, hanno assicurato ai cittadini, tutti, la salute in ogni sua forma. Quello che una volta era il fiore all’occhiello del welfare italiano, riconosciuto e invidiato in tutto il mondo, lentamente, si sta trasformando in un volgare mercato dove tutto è monetizzato, con risultati catastrofici. Il Sistema Sanitario Nazionale e le sue tutele hanno fatto un salto indietro fino al X°, XI° secolo, cioè l’Italia dei Comuni. Ha indossato un vestito arlecchinesco e messo in atto, silenziosamente, un “fai da te” esattamente come facevano i signorotti dei Comuni: ognuno si para il proprio sedere secondo le proprie possibilità; ognuno per se e dio per tutti. Una pratica, tollerata e non so quanto legale (leggi Corte dei Conti), trattandosi di un servizio pubblico, che alimenta conflitti e peggiora la situazione. Mette i cittadini e le comunità l’una contro l’altra, sanità ricca contro la scadente, dotazione di servizi contro scarsità di mezzi, fuga di personale, liste d’attesa, proteste senza risposte. Siamo arrivati al punto, tollerato e non so quanto lecito, che per inviare un medico alle Isole Tremiti occorre una paga da parlamentare e vacanze assicurate. Il comune di Vieste tratta attraverso l’ASL con i medici offrendo loro vitto, alloggio, “ricchi premi e cotillons” mi dice un consigliere d’opposizione. Siamo al “chi offre di più”. Bene hanno fatto quei sindaci che si sono rifiutati di alimentare questo mercato. Non so dire quando è iniziato tutto questo e le cause dell’anarchia odierna. Ma sicuramente il passaggio della Sanità dallo Stato alle Regioni, le ingenti risorse di bilancio, circa 170 miliardi all’anno, spesso usate per spianare le vie delle clientele e della corruzione; e di qualche giorno fa l’arresto in Sicilia di 4 Direttori di Unità Operative Complesse, 3 rappresentanti di società di distribuzione di multinazionali produttrici di dispositivi medici, 2 provider. Sono indagati per reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e corruzione. Fenomeno non solo italiano. Uno studio dell’OCSE ha stimato che la corruzione nel settore sanitario in Europa ha un costo di 58 miliardi di euro all’anno o di 80 milioni di euro al giorno. Per dare un’idea dell’entità delle risorse economiche sprecate, con la stessa cifra si potrebbero vaccinare 3,2 miliardi di bambini nei paesi in via di sviluppo, finanziare 5,9 milioni di interventi di chirurgia sostitutiva del ginocchio, oppure acquistare più di 180.000 monolocali sul Canal Grande a Venezia o Firenze. Assessori bravi e competenti, (pochi), altri incompetenti e che hanno dilapidato miliardi di danaro pubblico, (molti), hanno contribuito a creare questo brodo di coltura pagato, oggi, a caro prezzo.
Inutile invocare il richiamo costituzionale “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…” se la (P)olitica e i partiti non si decidono a dire “BASTA”. Come pure, una opinione pubblica attenta ai propri diritti, farebbe da argine a questo sfascio. Ma qui siamo ai miracoli, allenati da tempo nel metterci nelle mani di santi e madonne.
di Michele Angelicchio