La crisi economica del coronavirus sta ancora pesando sulle spalle del settore turistico e della ristorazione. Molti bar, dopo l’ordinanza di Emiliano, hanno rialzato le serrande per il servizio d’asporto, mentre i ristoranti dovranno attendere ancora per il 18 maggio. C’è molta incertezza tra camerieri e cuochi stagionali che guardano al futuro e soprattutto all’imminenza di quest’estate, non sapendo se saranno assunti come l’anno precedente.
A dire la sua su questo comune timore è Luciano Zecchini, uno chef e pasticcere di 62 anni originario dell’Abruzzo, sul Gargano per lavoro stagionale. “Non mi è data nessuna possibilità di operare, il ristorante con il quale ho un contratto mi dice: come posso farti lavorare se non ho sicurezze e non ho un minimo guadagno?”. La preoccupazione di Luciano è la stessa di molti stagionali che ogni anno svolgono il proprio mestiere nelle strutture ricettive del Gargano, che quest’anno dovranno fare i conti con le presenze e i distanziamenti sociali. “Diteci almeno cosa possiamo e dobbiamo fare” ha continuato “Dateci delle prospettive per andare avanti. Non possiamo più pagare bollette di corrente, affitti di case e tutto il resto. Sono totalmente abbandonato dalle istituzioni” e prova a lanciare una proposta: “Perché lo Stato, almeno per quest’anno, non permette ai datori di lavoro di avere degli sgravi fiscali per quanto riguarda i contributi da versare agli operai?”