MANFREDONIA (FG) – Non più terra di passaggio, di transito, ma luogo in cui vivere, lavorare, studiare, realizzarsi, contribuendo attivamente al tessuto socio-economico dei territori anche se non ancora del tutto integrati. Ma soprattutto la sfida di andare oltre i numeri, i dati, le statistiche che aiutano a comprendere il fenomeno dei flussi migratori, per entrare nelle storie delle persone, nell’unicità di quanti – per i motivi e nei modi più diversi – hanno deciso di restare in Puglia per dare una risposta al loro viaggio migratorio. Sono solo alcune delle riflessioni emerse dalla condivisione dei dati contenuti nel “Dossier statistico immigrazione 2024” presentato a Manfredonia ieri pomeriggiopresso l’auditorium di Palazzo dei Celestini, che per quanto riguarda la Puglia racconta di una regione in cui la popolazione straniera è ormai più stabile, sempre più partecipe nelle comunità, ma ancora marginale, soprattutto nel settore lavorativo.

I RESIDENTI. In Puglia i cittadini stranieri residenti sono 149.477, il 3,8% della popolazione regionale. Di questi 91.649 sono originari di Paesi esterni all’Unione europea. La provincia che ne ospita di più è Bari, con il 30,2%, seguita da Foggia (23,6%), Lecce, Taranto, Brindisi e Barletta-Andria-Trani. La maggioranza dei migranti in Puglia ha un permesso di soggiorno di lungo periodo (51,5%). Tra i sette gruppi nazionali più numerosi cinque vantano uno storico radicamento sul territorio: romeni (20,7% del totale dei residenti stranieri, presenti in Puglia dalla metà degli anni Duemila), albanesi (14,3%, presenti sin dal 1991), marocchini, cinesi e senegalesi (rispettivamente il 7,9%, il 4,5% e il 4,0% del totale) i quali sono arrivati tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta.

IL DOSSIER. Giunto alla sua 34esima edizione, il Dossier è curato dal Centro Studi e Ricerche Idos con Confronti ed il sostegno dell’Istituto San Pio V e dell’8 per mille della Chiesa Valdese. L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Manfredonia, in collaborazione con la cooperativa sociale Medtraining, ente gestore del progetto SAI – Sistema di Accoglienza ed Integrazione – quale momento di sensibilizzazione in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale” che si celebra ogni anno il 21 marzo. «I dati ci dicono innanzitutto che, al di là della retorica sempre vincente e gridata dell’invasione e delle emergenze, anche in Puglia la popolazione immigrata è sempre più stabile, stabilizzata e sempre più radicata a livello familiare – spiega Maria Paola Nanni, ricercatrice del Centro Studi e Ricerche Idos – . Ė una presenza integrante nel tessuto socio-economico locale, forse non ancora del tutto integrata ma determinate affinché l’intero ingranaggio continui a funzionare. Tra le criticità, va rilevata la mancata percezione dell’immigrazione come fenomeno strutturale e delle persone di origine immigrata come componente “normale” del Paese. Di conseguenza, si avverte una crescente esigenza di strutturate ed efficaci strategie di promozione dell’inte(g)razione e della mobilità socio-economica, e della tutela dei diritti, dell’accoglienza e della protezione dei gruppi più vulnerabili».

La scelta di presentare il Dossier nella città sipontina non è stata casuale. «La città di Manfredonia è una città che guarda al futuro, che prende coscienza dei vari fenomeni. A Manfredonia l’accoglienza dei migranti viene fatta da tanti anni, abbiamo il progetto SAI più vecchio della provincia di Foggia. Ma il nostro territorio ci vede protagonisti anche di una situazione molto più grande, che è quella del ghetto di Borgo Mezzanone – dice il sindaco Domenico la Marca – . Una situazione in cui ci sono persone che vivono in condizioni disumane e di fronte a questo stiamo prendendo coscienza, ed insieme a Regione Puglia, Prefettura di Foggia, Ministero dell’Interno, stiamo avviando dei percorsi di soluzione. Nessuno ha la bacchetta magica ed è chiaro che il percorso di integrazione socio-lavorativo-abitativo è un percorso lungo che vede coinvolti diversi attori»

NATI E SCUOLA. Il Dossier, inoltre, mette in evidenza che da più di un decennio in Puglia nascono almeno 1.300 bambini da cittadini stranieri. «Queste nuove nascite sono un ulteriore indicatore della stabilizzazione delle presenze. La scuola è probabilmente il luogo che più degli altri diviene cartina di tornasole dei cambiamenti sociali e demografici che caratterizzano il territorio regionale. Nel 2022/2023, gli studenti stranieri sono 20.330, e più della metà (10.627) è nato in Italia» rileva Idos nei dati snocciolati. Di qui, l’importanza dell’esperienze ascoltate che raccontano di quanto proprio nelle scuole dei territori si sviluppino importanti processi di inclusione sociale, come hanno raccontato Dina Diurno e Alessandra Basciano, docenti dell’istituto comprensivo “Alfieri – Garibaldi”, plesso di Borgo Mezzanone, e Antonia Cavallone, dirigente Centro Provinciale Istruzione Adulti 1 – Centro di Foggia “David Sassoli”.

INCLUSIONE. Tra le esperienze positive, quella di Hawladar Rakib, ex-beneficiario del SAI di Manfredonia, che attraverso il progetto oggi lavora nel campo della ristorazione. «Ho iniziato come lavapiatti, ma adesso cucino pizze e panzerotti. Lavoro, prendo uno stipendio, ho trovato casa, sono felice. Sogno di portare qui la mia famiglia, perché Manfredonia è bella e si vive bene» racconta con orgoglio il giovane del Bangladesh accolto nel progetto SAI di Manfredonia nel 2021, che grazie all’equipe ha seguito il percorso di inclusione, fino ad una piena autonomia lavorativa, sociale ed abitativa. Per quanto riguarda la rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, gli occupati stranieri in Puglia sono il 4,4% dei 1.292.600 occupati pugliesi, con una quota di donne pari al 36,1%, e per l’86,3% svolgono un lavoro dipendente. «Come da anni sottolineano gli studi in materia, uno dei maggiori problemi per i lavoratori stranieri non è tanto quello di trovare un lavoro, quanto quello di essere confinati in occupazioni marginali del mercato del lavoro, spesso caratterizzate da precarietà, scarse possibilità di crescita occupazionale, pericolosità, salari bassi e, non ultimo, alta incidenza infortunistica». Nel mercato del lavoro locale, infatti, la concentrazione dei lavoratori migranti è più alta rispetto agli italiani nel settore agricolo (è occupato in questo settore il 26,5% dei lavoratori stranieri e solo il 7,2% degli italiani), nel settore delle costruzioni (11,0% e 8,1%) e in quello domestico (18,9% e 1,1%).
LAVORO. «Più incoraggianti i dati sul lavoro autonomo, che restituiscono una certa capacità di “fare impresa” dei cittadini stranieri, sviluppata, spesso, come reazione alla mobilità bloccata nel mercato del lavoro dipendente. A fine 2023 sono 22.146 le imprese gestite da immigrati in Puglia, il 5,8% del totale delle imprese regionali», cresciute dell’1,7% rispetto all’anno precedente. La provincia con il maggior numero di imprese “immigrate” è quella di Lecce (40,1%), seguita da quelle di Bari (25,1%), Foggia (14,1%), Taranto e Brindisi. A livello regionale i principali comparti di attività sono il commercio (52,9%), le costruzioni (10,7%), e l’alloggio e ristorazione (7,1%). Solo in provincia di Foggia compare tra i principali comparti anche quello agricolo, che concentra il 12,0% delle imprese “immigrate” operanti nel territorio. All’incontro erano presenti anche Azmi Jarjawi, responsabile Politiche dell’immigrazione e intercultura Cgil Puglia, e Mohammed Elmajdi, presidente ANOLF Cisl Puglia Carmine Spagnuolo, sociologo e presidente della cooperativa sociale Medtraining. «Continuano a parlare di emergenza, di invasione, ma i dati ci dicono altro, le esperienze di inclusione nei territori, nelle scuole, nei progetti ci dicono altro, ci fanno porre delle domande: perché si continuano a raccontare queste bugie? A chi serve? A cosa serve? Bisogna continuare ad aprire varchi di speranza, ad unire le fronti, a creare opportunità di scambio e conoscenza, che come ci ricorda il Dossier servono a tutti: ai migranti e alle nostre comunità». L’incontro è stato moderato da Toni Mira, giornalista del quotidiano “Avvenire”.