SAN NICANDRO GARGANICO (Fg) – In occasione del 100esimo anniversario dalla morte di Giacomo Puccini, il Conservatorio di Musica Umberto Giordano di Foggia porta a San Nicandro Garganico l’opera comica in un atto ‘Gianni Schicchi’ (su libretto di Giovacchino Forzano). L’appuntamento – che rientra nel calendario della rassegna ‘Musica nelle Corti di Capitanata’ del Conservatorio – è per giovedì 18 luglio alle ore 21 nei giardini antistanti l’Istituto Mario Zaccagnino.
In scena ci saranno Carlo Giuseppe Monaco (Gianni Schicchi), Carmen Maria Aurora Bocale (Lauretta), Federica Losavio e Hyeong Kyeong Mun (Zita), Luigi De Luca (Rinuccio), Marco Franchino (Gherardo), Denise Graziano (Nella), Sara Palumbo (Gherardino), Irakli Nutsubidze (Betto di Signa), Roberto Caputo (Simone), Guoqiang Li (Marco), Carmen De Pasquale-Maria Concetta Pirro (La Ciesca), Fernando Napolitano (Maestro Spinelloccio, Messer Amantio Notaio), Vincenzo Pio Argentino (Pinellino), Antonio Totaro (Guccio). La regia è di Carlo Antonio De Lucia, aiuto regista è Rosa Ricciotti. Ad accompagnarli l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio diretta dal maestro Daniele Belardinelli.
“Abbiamo accolto subito e con entusiasmo la proposta di questa produzione qui a San Nicandro Garganico – dichiara il primo cittadino Matteo Vocale – e ci siamo adoperati immediatamente per trovare una location degna. Per noi è un privilegio, perché in questo modo siamo diventati parte di una delle rassegne musicali più importanti e longeve di Capitanata e perché l’opera arriva nella nostra cittadina”.
‘Gianni Schicchi’ è un piccolo gioiello dell’opera comica italiana. È nella Divina Commedia che il librettista Giovacchino Forzano trova la vicenda che proporrà a Puccini, precisamente dai versi 31-33 e 40-45 del Canto XXX dell’Inferno. Il Maestro la accolse con grande favore considerando che la Divina Commedia era tra le sue letture dantesche preferite. Il librettista ne fa un esempio moderno di ‘commedia dell’arte’ e Puccini, dal canto suo, può dare sfogo alla sua visione comica dell’opera, traendo spunto da quel capolavoro rimasto fino a quel momento insuperato, ovvero il ‘Falstaff’ di Verdi da cui trasse ispirazione.
La prima assoluta del trittico pucciniano, che comprende anche ‘Suor Angelica’ e ‘Il Tabarro’, avvenne il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York. Delle tre, fu l’opera che ottenne, sin dal principio, maggior consenso, tanto che ben presto ebbe vita autonoma, nonostante le indicazioni di Puccini. Diversamente da Dante, Puccini esalta la figura di Schicchi che rappresenta ‘la gente nova’, mettendo invece in evidenza l’avidità priva di scrupoli dei parenti di Buoso Donati. Nell’azione il ‘comico’ assume colori sinistri e grotteschi fino all’irrisione della morte quando Gianni Schicchi si sostituisce al cadavere di Buoso, infilandosi nel suo letto ancora caldo e indossandone le vesti, cappellina compresa.
Nella vicenda dai caratteri tragicomici si inserisce l’amore tra Lauretta, figlia di Schicchi, e Rinuccio, nipote del defunto Buoso, che saranno i veri destinatari del bottino estorto dallo scaltro protagonista. Alla fine è l’ironia la vera cifra del Gianni Schicchi, un’ironia a tutto campo. Dal punto di vista dell’orchestrazione, l’atto inizia con un breve preludio che presenta i due temi contrapposti: quello del lutto e quello della beffa, con ‘i legni’ che mettono in risalto gli aspetti grotteschi della vicenda, mentre gli archi vengono usati per dare risalto al canto di Lauretta e Rinuccio. L’opera chiude con Gianni Schicchi che, su uno sottofondo di archi arricchito da un motivo del clarinetto, rivolgendosi al pubblico, recita: “ditemi voi, signori, se i quattrini di Buoso potevano finir meglio di così? Per questa bizzarria m’han cacciato all’Inferno e così sia; ma con licenza del gran padre Dante, se stasera vi siete divertiti, concedetemi voi l’attenuante!”.