La lettura del rapporto di Legambiente, snello, chiaro, ben fatto, ci pone tutti di fronte all’interrogativo “Cosa respiriamo nelle nostre città e paesi?” E qual è la ricaduta sullo stato generale di salute dei cittadini, dal neonato al pensionato? Le risposte sono nei numeri di rilevamento senza se e senza ma.
Oggi il 96% della popolazione urbana è esposta a concentrazioni pericolose di particolato fine (PM2.5), il 94% a quelle relative all’Ozono (O3), l’88% a quelle di Biossido di Azoto (NO2) e l’83% a quelle di PM10. Abbiamo, tutti, la responsabilità di un lavoro difficile ma non impossibile: La “riduzione delle concentrazioni necessaria” per ciascun parametro, in percentuale, per raggiungere i valori normativi che entreranno in vigore a partire dal 2030. Nel nostro caso, sul banco degli imputati, due elementi fondamentali: il caotico e spesso inutile,traffico urbano e quello del riscaldamento fuori controllo. Il rapporto punta diritto sulla vita urbana delle persone:” Stop progressivo alla circolazione delle auto nei centri delle città. Senza deroghe e senza scappatoie, come quelle richieste per gli obsoleti euro4. Occorre ripensare allo spazio pubblico delle città, cominciando dall’estensione delle aree pedonali e dalla creazione di percorsi ciclo-pedonali che connettano intere porzioni di città e di quartieri. I cittadini devono sentirsi liberi di muoversi a piedi e in sicurezza nella vita di tutti i giorni.” Ancora: I nuovi standard sulla qualità dell’aria la cui entrata in vigore è prevista per il 2030, sono più ambiziosi di quelli attuali e dovranno fin da subito essere di stimolo per tutti gli stati membri per cercare di allinearsi il prima possibile.”
Come siamo messi in Italia? L’Italia risulta ancora molto indietro. Lo dimostrano, ancora una volta, i numeri sull’inquinamento atmosferico registrati nelle città capoluogo di provincia nel 2024; un anno che, come avvenuto anche in quelli precedenti, mostra poche luci e molte ombre sul nostro Paese. Si nota infatti una certa inerzia nel volere affrontare strutturalmente questo problema che non è solo ambientale, ma anche e soprattutto sanitario ed economico. Come dimostrano i costi sanitari associati all’inquinamento atmosferico sono dell’ordine dei miliardi di euro all’anno.
Come siamo messi sul Gargano, paesi piccoli e grandi? Non risultano dati rilevati dall’ARPA Puglia e questo è un grave ed inaccettabile deficit. Vico del Gargano, poi, detiene l’intero traffico in entrata ed uscita a cui si somma il traffico urbano (le passeggiate in auto) sulla perpendicolare via della Resistenza via Risorgimento e via Papa Giovanni via Di Vagno, Corso Re Umberto. Su questi due assi si concentra tutto il traffico e tutto l’inquinamento, aggravato nei periodi estivi con lunghe file d’auto e camion in attesa di poter entrare in paese. La soluzione, invocata a giorni alterni, suggerirebbe una rapida soluzione con la progettazione di una circonvallazione con ingresso all’altezza della superstrada per finire nella viabilità che porta ad Ischitella. Un altro importante contributo può venire dalla mappa dei sentieri (ce ne abbiamo a decine) a scopo di passeggiate amene