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Deliceto s’illumina con i Falò di San Mattia: riscoperta di un’antica tradizione

Lunedì 24 febbraio la 46esima edizione di un evento che ha avuto origine ai tempi dei normanni. Assieme ai falò, le degustazioni, la musica, gli artisti di strada, i laboratori delle radici.
Deliceto il falò in Piazzale Belvedere

DELICETO (Fg) – Lunedì 24 febbraio, Deliceto tornerà a celebrare una tradizione millenaria: il Falò di San Mattia. Dalle ore 18, in Piazza Belvedere e a seguire nei diversi quartieri, la notte e i contorni del borgo saranno rischiarati dal bagliore delle fiamme. Nel punto più panoramico del paese, dopo la benedizione e l’accensione dei falò, prenderanno il via i laboratori, la realizzazione e la degustazione di prodotti tipici. Non solo: ci saranno anche i giochi di un tempogli artisti di strada e la musica delle tradizioni popolari. Una giuria avrà il compito di valutare e premiare i falò più rappresentativi. La legna che si trasformerà in fuoco e fiamme sarà accatastata già domenica, quando i falò prenderanno forma e si svolgeranno i Laboratori sulle Radici, un momento d’insieme per riscoprire i significati di questa antica usanza che ha probabilmente origini pagane e sulla quale si è poi ‘innestata’ la sacra celebrazione della figura di San Mattia Apostolo, primo patrono di Deliceto.

Il culto di San Mattia, a Deliceto, ha probabilmente origini molto antiche che risalgono ai tempi della dominazione normanna. Il Santo fu invocato dai cittadini come protezione contro gli attacchi dei saraceni. Per ringraziare l’Apostolo dello scampato pericolo, nel borgo si accendevano grandi falò. Dalla fine degli anni ’70, la tradizione dei Falò di San Mattia è tornata a illuminare e a riscaldare il borgo. Quest’anno, infatti, si svolgerà la 46esima edizione dei Falò di San Mattia. Oggi si conserva nella chiesa Madre, una Pala d’Altare con il martirio di San Mattia e un mezzo busto, con nel petto una reliquia; intorno, su cornice d’argento si legge: D. Cesare Miroballo D’Aragona anno 1693. Un tempo, ad allestire i falò ci pensavano i ragazzi, con la collaborazione degli adulti che, diversi giorni prima della ricorrenza, provvedevano al recupero del legname necessario. Dopo il tramonto, tutti gli abitanti dei rioni si radunavano e, dopo la recita del Santo Rosario, davano inizio all’accensione.

Al termine dei fuochi, ognuno portava a casa un po’ di “brace benedetta” che potesse riscaldare l’ambiente domestico ed essere di buon auspicio per il periodo in cui, piano piano, l’inverno lascerà il posto alla primavera. Il mattino seguente, le ceneri venivano portate in campagna, per essere cosparse nei campi in segno di abbondanza e di buon auspicio. Le iniziative di domenica 23 e lunedì 24 febbraio rientrano nei progetti finanziati dall’Unione Europea, nell’ambito del programma NextGenerationEu, attraverso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero della Cultura.

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