Manfredonia, 23 febbraio 2021.
Caro Diario,
Tutto è iniziato il 30 dicembre 2019, il giorno del mio 17°compleanno, dopo la denuncia del giovane dottore Li Wenliang che allarmò un intero paese. Era solo un caso isolato, lì in Cina, niente di cui preoccuparsi, ci dicevano. Iniziarono a distribuire il decalogo delle regole da seguire nelle classi. Dopo il mercoledì delle ceneri, il virus è arrivato in Italia a marzo, nel mio piccolo paese. Il primo caso in Lombardia. Dicevano che attaccava soltanto gli anziani, che erano i più deboli, i più indifesi.
Poi pian piano si capì che non era così, che ogni fascia d’età era la mira di questo maledetto e insignificante virus. Iniziarono con il vietarci di partecipare alla santa messa, chiusero le scuole, i bar e poi, dal 9 marzo, il primo lockdown. Il premier Conte chiuse tutto, l’Italia diventò zona Rossa. Il numero dei pazienti positivi divenne sempre maggiore rispetto ai negativi. Fu in atto una crisi economica, non sapendo come gestire questa situazione, cogliendoci impreparati. Decreti su decreti vietarono assembramenti, limitando gli affetti a semplici video chiamate. E poi, all’improvviso, quelle scene di bare nei camion militari, che fanno gelare il cuore e raccontano ciò che è la triste realtà.
Avevano detto di chiudere tutto… Di stare chiusi in casa, e se si vuole uscire, bisogna coprirsi la bocca con una mascherina. Il popolo iniziò a cantare dai balconi, ad appendere lenzuoli con la scritta “Andrà tutto bene”. Non fu facile accettare la monotonia di quei giorni. Mille persone morte al giorno sono solo una cifra che non si vedeva dal dopoguerra, aggiungendo anche il modo in cui si muore, soli e senza un ultimo conforto, chiusi in sacchetti e tumulati in modo del tutto riservato. Una persona amata morta così è un pugnale al petto, un colpo al cuore che mai nessuno riuscirà a colmare. Una cicatrice eterna che non sarà mai sanata.
La “piccola influenza” che ha cambiato per sempre la nostra vita e quella che stiamo vivendo da qualche mese a oggi, un anno di certo, non è una bella situazione, anzi è qualcosa di veramente grave che ha sconvolto le nostre vite, la nostra quotidianità e la nostra libertà. Quanto mi manca quell’aria di normalità, ho sete di normalità, vorrei divorare questo tempo con rabbia perché mi ha tolto e mi sta togliendo tanto. Spero passi presto questo periodo. Forza Italia, Forza Mondo, siamo tutti fratelli e “siamo tutti sulla stessa barca”. Non facciamo come chi dice “Si salvi chi può”, dobbiamo collaborare e aiutarci, la salvezza la otterremo Insieme. Un anno di Covid-19.
Di Francesco Pio Martella