“La sfida è titanica e richiede una rivoluzione copernicana, a partire dalle classi dirigenti locali che, come dimostra il fallimento del PNRR, si stanno dimostrando inadeguate.” Con queste parole Virgilio Caivano, Portavoce del Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, lancia un nuovo appello per affrontare le grandi sfide energetiche e ambientali del Mezzogiorno d’Italia, con particolare riferimento al DM del 21 giugno 2024.
Il decreto disciplina i criteri per individuare superfici e aree idonee all’installazione di impianti da fonti rinnovabili, fissando un obiettivo nazionale ambizioso: 80 GW di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili entro il 2030, necessari per rispettare il PNIEC e gli obiettivi europei dei pacchetti “Fit for 55” e “RepowerEU”.
DOV’È IL MEZZOGIORNO IN QUESTA PARTITA?
“Le Regioni del Sud – Puglia, Campania, Molise, Basilicata e Calabria – cosa hanno fatto per rispettare il decreto? I Comuni sono stati realmente coinvolti? E i PEA (Piani Energetici Ambientali) regionali, a che punto sono?” – domanda Caivano.
Secondo il DM, entro 180 giorni le Regioni avrebbero dovuto definire leggi e individuare:
- Superfici e aree idonee;
- Superfici e aree non idonee;
- Superfici ordinarie;
- Aree vietate, come quelle agricole protette da installazioni di impianti fotovoltaici a terra.
“Sono stati rispettati questi tempi? I documenti sono consultabili dai cittadini? Quali bacini idrici sono stati presi in considerazione e quali strategie si stanno attuando per integrare la produzione di energia rinnovabile con la tutela delle risorse idriche?” – incalza il Portavoce.
ENERGIA E ACQUA: UNA PARTITA ENORME
Il futuro del Mezzogiorno è strettamente legato alla capacità di sfruttare in modo intelligente le risorse rinnovabili senza compromettere il territorio. “Parliamo di una partita enorme, che non riguarda solo l’autonomia energetica, ma anche la centralità del Sud nel Mediterraneo e nel contesto europeo.”
Secondo Caivano, questa transizione non può essere lasciata alla discrezionalità di una politica locale che spesso si dimostra priva di visione strategica: “Serve un coinvolgimento reale degli enti locali e dei cittadini, non proclami vuoti. L’inerzia o l’improvvisazione in questa fase significherebbero condannare intere comunità al declino definitivo.”
UNA RIVOLUZIONE O UN ALTRO FALLIMENTO?
Il Portavoce dei Piccoli Comuni conclude con un avvertimento: “Il Mezzogiorno può e deve uscire dal tunnel dell’abbandono, ma senza azioni concrete e trasparenti, il rischio è di assistere all’ennesimo fallimento. Le Regioni e le istituzioni locali hanno la responsabilità di agire ora, con coraggio e lungimiranza.”
Il Coordinamento Piccoli Comuni Italiani si impegna a monitorare il rispetto delle scadenze e invita i cittadini a vigilare sulle scelte che determineranno il futuro energetico e ambientale del Sud Italia.