Un litorale di reste, di plastica a non finire. Le incontaminate spiagge del Gargano rischiano di diventare un vago ricordo a causa del deposito di retine in plastica impiegate nell’allevamento di mitili in mare aperto. Queste reste a oggi risultano tra i rifiuti inquinanti più frequenti sui i litorali garganici. Il danno che procurano all’ambiente è ingente, poiché sono composte da polipropilene, ottenuto dal petrolio e quindi non biodegradabili, in grado di durare anche per decenni. Ad aggiungersi alla lista dei rifiuti abbandonati dai pescatori ci sono anche le cassette in polistirolo per contenere il pescato, con la tendenza a sbriciolarsi in minuscole particelle che possono essere trasportate dal vento per parecchi chilometri.
A segnalare questa gravità è stato il biologo marino Michele Strizzi in un video registrato dalla spiaggia di Capojale e pubblicato su Facebook. “Urgono seri provvedimenti – ha scritto Strizzi nell’appello – Alcuni mitilicoltori pensano che il mare sia una discarica e per colpa della loro inciviltà, nei prossimi anni, ci saranno ripercussioni devastanti”.
Anche se la soluzione a questo problema è ormai al centro delle politiche ambientali mondiali, la messa in pratica risulta ancora molto lontana. Si stima che nel 2050 il peso della plastica presente in mare supererà quello dei pesci. Nel luglio dell’anno scorso l’On. Maria Luisa Faro aveva presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente, ponendo l’attenzione a questo tipo di rifiuti legati alla mitilicoltura. La Faro aveva proposto di tutelare i pescatori, non colpendoli economicamente, ma investendo in buone pratiche per il rispetto del mare e la difesa dell’ambiente.