VICO DEL GARGANO (Fg) – La strada che porta alla discontinuità è lunga e tortuosa, e la strada per costruire una piattaforma Culturale all’altezza dei tempi è ancora più lunga e tortuosa, direbbero i Beatles. Il nostro paese è caratterizzato da una pletore di slogan che messi insieme non danno il senso compiuto di una politica Culturale: paese dell’amore (almeno così dicono); borgo più bello d’Italia; zona archeologica; congregazioni; vicolo del bacio; cartellone estivo; processioni; teatro; canzonette e tante altre opere pie. All’occhio di chi guarda con distacco i nostri slogan vuoti sembra che tutto sia incanalato in un ordinario andamento, o andazzo, poggiato solo sullo sperpero di risorse pubbliche elargito con molta, troppa faciloneria paesanotta. Tutti capiamo, o dovremmo capire, che viviamo in un paese che oltre a sciorinare slogan privi di contenuto, va costruita una immagine, una sorta di “icona Vico”. Questa “icona” non si compra e non si costruisce senza l’apporto di persone e competenze che lavorano Cultura. E chi ha responsabilità ha il dovere di salvaguardare l’immagine di Vico di fronte alla storia e al decoro. Devo prendere atto, congratulandomi, che un primo segnale di discontinuità l’ha offerto l’iniziativa della vice-sindaca Porzia Pinto con gli eventi del “Piano City”, co-finanziati dalla Regione Puglia, che ci hanno offerto serate di buona musica; questo è un pezzo di strada. Invece diventa discorso da scarsa digestione per chi è abituato a gestire la Cultura per ingrossare clienti, numero/spettatori, consumatori di gelato, effimero. Costruire la politica Culturale significa ascoltare e coinvolgere chi sa cos’è la cultura: cioè chi la produce. Non pensare in termini di appartenenza, ma di competenza. Diffidare degli eventi, dei festival, delle inaugurazioni, delle una tantum: la cultura ha bisogno di competenze e strutture stabili, indipendenza dalla politica, visione lunga e disinteressata. Sappiamo che per il prossimo anno, 2025, vi sono tentativi e speranze per alzare l’asticella delle scelte, come quello che si prepara a fare il consigliere Tomaso Angelicchio con FestambienteSud dell’amico Franco Salcuni, dopo una bella chiacchierata sul tema, avvenuta nel giorno di San Michele nella sua Green Cave a Monte Sant’Angelo. Lo stesso sindaco guarda con ottimismo ad un cambio di passo; è un buon augurio. E poi, praticare la cultura in prima persona porta bene; un sindaco che trova il tempo di leggere, ascoltare musica, andare a teatro, conoscere chi lo circonda, sarà un sindaco migliore. Se non è così corriamo il rischio di trovarci, ancora una volta, con un caravanserraglio di iniziative che invece di creare una immagine ci rifilano un costoso scarabocchio.
Add a comment