VICO DEL GARGANO (FG) – Con il cuore aperto alla meditazione, ci apprestiamo a vivere le nostre Resurrezioni. C’è la Pasqua dei cristiani; c’è l’idea di Filippo Fiorentino e Giuseppe d’Avolio; c’è la resurrezione della discontinuità. Si è partiti, tutti, sostenendo che la continuità è vissuta come una stabilità, una ripetitività nella routine, come una goccia che cade in uno stagno disegnando onde concentriche che vanno e vengono senza lasciare traccia. Il quieto vivere paesano cerca in continuazione regolarità, ripetitività, abitudine, per riuscire in qualche modo a riposare. Nella vita politica e religiosa di tutti i giorni può avere una sua serenità. Sappiamo bene che quel poco di opinione, ch’è rimasta intorno ai tavolini da bar e le passeggiate dietro le processioni, è particolarmente restia ai cambiamenti e a tutte quelle discontinuità inevitabili che caratterizzano la vita del cosiddetto borgo. Il paese dell’amore, da tanti, troppi, ciacolato e da pochi praticato, è stato da sempre poco incline a certi terremoti che scuotono, ma regalano anche nuovi inizi. Quando si crea una discontinuità, non sai mai dove potrà portarti, infatti è vecchia abitudine, recitare a pappagallo:” chi lascia la via vecchia e prende una nuova sa quel che lascia e non sa quella che trova”. Mentre nella vita reale, soprattutto amministrativa, i punti di discontinuità o sono imprevedibili o sono preceduti da qualche scossone, che però solo a posteriori puoi leggere come frutto, ed azione, di una discontinuità. E’ passato un anno dalla firma che ha legato strettamente la maggioranza del sindaco Sciscio al gruppo consiliare del PD. Bertrand Russell su patti e accordi diceva:”In ogni cosa è bene, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato.” Chi, come me, ha condiviso il senso del sostegno a Sciscio, non ha mai negato l’esistenza di rischi o rifiutato di vedere gli inevitabili problemi della discontinuità, ma (questa volta in prima persona) ho sempre cercato di lanciare un invito a prendere coscienza del potenziale ancora inespresso sulle tre, quattro cose da fare, come percorso difficile, lucido e positivo. Il senso della discontinuità sta tutto nell’Uomo che detiene la decisione: può creare e proporre, controllare, correggere, rivedere, riprogrammare, aggiornare, remare, lottare o andare dietro le processioni. Oggi, tira aria diversa? Chiediamoci, senza retropensieri, cosa sia davvero cambiato. Tutto e nulla. Se il futuro è incerto per definizione, la costruzione della Città del Gargano che sta sui tavoli delle Amministrazioni comunali, è tra le sfide della discontinuità più incisive per rompere con il passato. Sono comportamenti positivi che stanno accelerando innovazioni nel governo del Gargano e nelle singole comunità, o almeno ci provano. Ma, la nostra amministrazione è attrezzata? Oggi, e domani, si gioca intorno a strette interdipendenze, fra territori e bisogni, in competizione fra loro. Viviamo in un nuovo mondo insomma che cammina veloce. Il nostro panorama è cambiato e con esso i nostri ragionamenti, le nostre priorità, i paradigmi. Come sempre nella storia dell’essere umano, un singolo evento, una discontinuità, ha dato il via a un domino di effetti a catena che mette in discussione tutto quello che crediamo di conoscere. Se ciò che facciamo racconta chi siamo, allora bisogna attrezzarsi, fortificarsi di “qualità”, essere pronti alle nuove sfide per descrivere il nostro essere vichesi, senza timore.
(…cì sono le aquile di Whitman e c’è George Gray di Spoon River